Ortodonzia

L’occlusione definisce genericamente i rapporti di contatto sia statico che dinamico fra le due arcate dentarie. Per I Classe di Angle (Fig.1) si intende un rapporto dentario che prevede la coincidenza tra la cuspide mesio-vestibolare del primo molare superiore permanente ed il solco mesio-vestibolare del primo molare inferiore permanente.
Il posizionamento distale o posteriore della dentatura inferiore rispetto a quello assunto nella occlusione di I classe realizza il rapporto di
II Classe di Angle (Fig.2), proporzionatamente più grave quanto maggiore è il grado di distalizzazione o posizionamento posteriore dell’arcata inferiore. Per III Classe di Angle (Fig. 3) si intende una mesializzazione o spostamento anteriore dell’arcata inferiore rispetto al rapporto occlusale di I classe.

Il parametro clinico con cui viene misurato il rapporto verticale dell’occlusione è definito overbite (vm 2 mm, Fig. 4) e consiste, se misurato a livello dei denti anteriori, nella misura lineare dello spazio compreso tra il margine incisale degli incisivi inferiori ed il punto di proiezione del margine incisale degli incisivi superiori sulla superficie vestibolare di quelli inferiori. Un’eccessiva sovrapposizione verticale degli incisivi superiori sugli incisivi inferiori viene definita morso profondo (Fig. 6). Nel caso in cui i margini incisali degli incisivi superiori ed inferiori si trovino allo stesso livello è individuabile una condizione di testa a testa o di overbite zero. L’assenza di contatto occlusale, in presenza di una beanza tra incisivi superiori ed inferiori, viene definita morso aperto (Fig. 5); tale quadro clinico può essere altresì riscontrato anche nei settori latero-posteriori.

Overjet (vm 2 mm, Fig. 7) è la misura lineare dello spazio compreso tra il margine incisale dell’incisivo superiore e la sua proiezione orizzontale sulla superficie vestibolare dell’incisivo inferiore. In presenza di elementi dell’arcata superiore più lingualizzati rispetto agli inferiori (ovj negativo, Fig. 8) si parla di morso crociato, quadro clinico che può interessare un singolo elemento dentale o un intero settore dell’arcata. Il morso crociato può essere localizzato a livello del settore frontale (morso crociato anteriore) o dei settori latero-posteriori (morso crociato posteriore); quest’ultimo caso può essere mono o bilaterale. In presenza della vestibolarizzazione di uno o più elementi dentali dei settori latero-posteriore dell’arcata superiore rispetto agli antagonisti inferiori (ovj aumentato, Fig. 9) si parla di morso a forbice.

I movimenti fondamentali della mandibola sono quelli di protrusione, retrusione, lateralità, abbassamento ed innalzamento i quali partecipano, sinergicamente o alternativamente, all’apertura e chiusura della bocca ed alle complesse funzioni della masticazione, deglutizione e fonazione. Nello svolgimento della funzione occlusale, vale a dire nei molteplici rapporti statici e dinamici che le superfici occlusali antagoniste assumono tra loro, le forze occlusali fisiologiche si scaricano sempre lungo l’asse maggiore del dente.

La conoscenza della fisiopatologia delle funzioni del distretto stomatognatico è uno strumento importante per diagnosticare correttamente le problematiche presenti nel paziente in crescita e per indirizzare in modo adeguato il clinico verso la scelta terapeutica più corretta. Forma e funzione sono strettamente correlate tra loro e si condizionano reciprocamente: come una funzione corretta determina uno sviluppo armonico della forma, così una funzione alterata può modificare la forma dei mascellari e delle arcate dentarie; di contro una anomalia di forma costringe la funzione ad adattarvisi. A tal proposito risulta importante per il clinico la conoscenza della dinamica respiratoria (Fig. 15).

ANALISI DINAMICA DEL DISTRETTO LINGUALE

Realizzata mediante movimenti di protrusione, spostamento antero-posteriore dell’apice e del dorso, schiocco dell’apice linguale intramuscolare, ci permette di valutare l’azione del muscolo genioglosso, del muscolo palatoglosso, del muscolo stiloglosso, del muscolo verticale e del muscolo longitudinale superiore e inferiore.

Di particolare interesse sono quelle metodiche che permettono un’analisi non invasiva delle strutture cutanee facciali, migliorando in modo sensibile il rapporto costo/beneficio delle indagini cliniche. Tra gli svariati aspetti della morfologia facciale sino ad oggi indagati, si sono anche studiati i volti di giovani donne considerate “belle” (casting televisivo) (Fig. 16), confrontandoli con quelle di coetanee “normali”, alla ricerca di canoni estetici tridimensionali, italiani e aggiornati.

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